* Un viaggio Fantastico

Ph. Renato Orsini

“Un viaggio fantastico” è una performance di clownerie, trasformismo e giocoleria comica, liberamente ispirata a “Il Piccolo Principe” di Antoine de Saint-Exupéry.
La performance viene introdotta dal primo di cinque personaggi: l’aviatore/cantastorie che, giocando con il pubblico, comincia a raccontare il proprio viaggio fantastico attraverso pianeti lontani, tutti abitati da adulti strani e a loro modo folli. L’aviatore ha con sé una valigia dalla quale volta per volta estrae abiti e oggetti delle persone incontrate durante il proprio viaggio per interpretarle nel corso della performance: il vanitoso, il riparatore di pianeti, il lottatore e l’ubriaco. Ognuno di questi personaggi interagisce in modo diverso con il pubblico, ma tutti raccontano una propria insoddisfazione verso il mondo. Se il vanitoso non è soddisfatto del proprio aspetto e di quello altrui, il riparatore di pianeti si sente intrappolato in un lavoro che lo rende triste, mentre il lottatore sfoga le sue frustrazioni in un’improbabile lotta contro una paperella di gomma, l’ubriaco affoga la sua tristezza nel fondo di una bottiglia vuota. Sono tutti personaggi imprigionati in cliché che li rendono rassegnati e grotteschi, adulti che danno importanza solo alle cose effimere: la vanità, la lotta, la routine, l’alcool.
È questa la grande scoperta che fa l’aviatore/cantastorie: la performance si chiude infatti con il ritorno del narratore che, vestiti nuovamente i propri panni, condivide con il pubblico l’importante segreto che ha carpito alla fine del suo viaggio: “non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi”, ed è questo che gli adulti hanno dimenticato.

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